Nella musica elettronica contemporanea c’è una nuova figura che sta emergendo in maniera prepotente. Capaci di attrarre centinaia di migliaia di persone e di guadagnare in una serata quello che un impiegato non vede in una vita intera. Armin van Buren, Tiesto, Dimitri Vegas & Like Mike, Steve Aoki e pochi altri. 

Sono la nuova frontiera dei vecchi dj: non si limitano a infilare una sequenza di dischi ma fanno anche da produttori, selezionando e remixando altri artisti. E occupano il palco al posto delle rockstar.

Concerti e festival musicali stratosferici che fanno sembrare Woodstock un evento di quartiere.

La loro musica manca quasi completamente della componente melodica: sembrano stravolgere le regole lasciando da parte questa componente ritenuta essenziale. I loro brani sono quasi sempre privi di parti cantate: gli interventi vocali si limitano a brevi frasi urlate che fanno sembrare melodici anche i rapper più duri.

Questi signori non solo hanno stravolto il paradigma musicale ma hanno detto addio alle bizzarre convenzioni stilistiche dei cantanti rock. Si presentano sul palco con una normalissima t-shirt senza dover ricorrere a costosissimi vestiti firmati. In un certo senso recuperano la dignità persa dal mondo della musica verso la moda. Hanno decretato la fine dei cantanti vestiti da astronauti, da donne, da pagliacci, coperti di paillettes o con il mocassino nero e la calza bianca.

Lasciano queste frivolezze agli imbruttiti della moda e si concentrano sulla loro performance ma soprattutto sul loro fatturato astronomico.

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