Il cane è il vero animale giargianese. Possiede tutte le caratteristiche del giargiana doc: è fedele, leale, umile,  obbediente e servile. Ma sopratutto è ignorante. Non sa cosa sia la libertà e non sa di discendere dal nobile e selvaggio lupo.

Soprattutto ignora che l’uomo verso il quale focalizza tutte le proprie attenzioni è in realtà il suo carnefice. Nel corso di 15.000 anni infatti l’uomo lo ha legato, lo ha incatenato,  ingabbiato , mutilato, bastonato, evirato e persino mangiato. E purtroppo continua a farlo.

L’uomo nel corso dei secoli  ha condotto una massiva manipolazione genetica per adattare questo fiero animale alle esigenze umane. Sfruttandolo come sistema primitivo di allarme,  come animale da trazione, come controllore del gregge,  come ausilio per la caccia di altri animali e sopprimendo quasi totalmente l’istinto selvatico di diventare capobranco e sopprimendo ogni tendenza alla ribellione.

Questo processo di selezione è ancora in atto oggi ed in molti casi ha portato alla creazione di razze con difetti genetici che rendono miserabile la vita dell’animale. Il bassotto non sa che i suoi problemi alla schiena sono dovuti alla estremizzazione della selezione genetica volta ad ottenere, per motivi estetici, un cane molto lungo e con le gambe corte.

La selezione genetica non è stata indirizzata solamente a scopi utilitarisici: con i cani da salotto si raggiunge il picco della follia nella selezione genetica.  Si ottengono animali come il Chihuahua che sono più piccoli dei loro progenitori di diversi ordini di grandezza,  per il solo piacere dell’uomo di avere il simulacro di un perenne bambino.

Persino i cani più grossi si sentono spaesati quando subiscono un attacco da parte di un cane così piccolo: lo vedono ancora come un cucciolo incapace come tale di intraprendere azioni ostili.

Desmond Morris ha provato a descrivere in maniera molto elegante il rapporto tra uomo e cane come un patto di reciproco favore: in cambio di vitto e alloggio il cane avrebbe dovuto svolgere alcuni compiti.

Questo punto di vista potrebbe sembrare romantico ma giuridicamente è insostenibile. Innanzitutto si tratterebbe di un contratto stipulato inizialmente tra due soggetti, con efficacia su tutti i discendenti senza possibilità di recesso.

In secondo luogo si tratta di un contratto stipulato con un soggetto (l’animale) incapace di intendere e volere. Nemmeno dopo 15 mila anni di convivenza con l’uomo esiste la possibilità per il cane di stipulare alcun contatto.

In terzo luogo solleverei dubbi sul sinallagma contrattuale: chi rinuncerebbe volontariamente alla propria libertà, dignità, capacità di procreare e persino alla vita per un tozzo di pane?

L’uomo poi ha sempre la possibilità di recedere, abbandonandolo ( in alcuni paesi non è reato) oppure portandolo ad un canile. Il cane,  anche se riuscisse a scappare dai mezzi di coercizione del suo padrone,  verrebbe ben presto acciuffato e rinchiuso in un canile.

Ma il cagnolino da salotto da 700 grammi non è al corrente di tutto ciò è continua ad essere felice quando vede il suo padrone.

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