Estate, tempo di grigliate. Statisticamente è probabile che in una di queste grigliate ci si imbatta in un vegano (particolarmente frequente nei milanesi imbruttiti). Che farà di tutto per convincervi delle sue strane idee. L’unica vera domanda che vorremmo fargli è “ma perché sei venuto ad una grigliata di carne???”.

Lui insisterà adducendo a motivazioni che vanno dal campo della salute a quello etico. Secondo i vegani l’uomo avrebbe vissuto felice dalla notte dei tempi in una sorta di giardino dell’eden mangiando foglie e frutti. Fino a quando sarebbe diventato cattivo e crudele rubando il latte alle mucche e mangiandosi i vitellini.
Tutte baggianate.
Ci dicono i biologi evoluzionisti che l’uomo è sempre stato cacciatore – raccoglitore. Faceva una vita prevalentemente nomade raccogliendo piccoli frutti e cacciando selvaggina.
L’essere umano è infatti sempre stato carnivoro e non esistono tracce di popolazioni sopravvissute cibandosi esclusivamente di vegetali.
Certo non era una vita facile: non tutti i giorni riusciva a mangiare. Per questo motivo si è adattato fisiologicamente per poter sopportare diversi giorni di digiuno.
Per risolvere questo problema gli uomini hanno inventato l’agricoltura. Rinunciando alla vita nomade potevano dedicarsi al proprio raccolto ed accumulare provviste in caso di scarsità. Provviste che non avrebbero potuto gestire e trasportare con una vita nomade.
E’ così che sono iniziati i primi problemi. La scorta di provviste doveva essere difesa dagli attacchi dei parassiti, di altri animali o di altri umani.

Da qui l’esigenza di unire le forze concentrando più uomini che si dividevano i vari compiti. La stretta convivenza di molti esseri umani sotto lo stesso tetto insieme agli animali ha favorito lo sviluppo e la diffusione di nuove malattie.

Questo nuovo modo di vivere ha portato allo sviluppo delle civiltà e tecnologie che hanno reso possibile le varie rivoluzioni industriali e lo sfruttamento intensivo delle coltivazioni e degli allevamenti.
Coltivazioni che hanno causato il disboscamento massivo e la desertificazione di vaste aree del nostro pianeta.
Interi ecosistemi sono stati distrutti per far posto a coltivazioni intensive che prevedono un abbondante uso di pesticidi e di sementi geneticamente modificate per resistere ai veleni chimici. Non stiamo parlando dell’uccisione di animali di allevamento, bensì della distruzione di interi ecosistemi, a partire dai batteri più piccoli fino agli animali al vertice della catena alimentare.
Il problema quindi è l’agricoltura intensiva: sull’insalata del vegano imbruttito non c’è il sangue della mucca ma quello di miliardi di esseri viventi distrutti ogni giorno dalle coltivazioni intensive.

Il vero killer quindi è il vegano che con la sua insalatina ha iniziato la distruzione del nostro pianeta.

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