La pizza fa bene? Fa male alla salute?

La pizza è tradizionalmente considerata un cibo povero. Bastano ingredienti semplici: farina, acqua mozzarella e pomodoro e la margherita è servita. Un piatto sicuramente appetitoso e pratico: può essere consumato ovunque anche senza piatti e posate. Molti si chiedono però se sia un piatto salutare.

La risposta alla domanda ovviamente non è semplice. Dipende infatti da come è la pizza è stata realizzata. Ci possono essere differenze enormi di qualità (e costo) sia negli ingredienti che nelle modalità di realizzazione.

Le pizze peggiori sono quelle fatte utilizzando metodi ed ingredienti industriali. Impasti surgelati a basso costo prodotti con farine altamente processate e molto povere di nutrienti, farcite con pomodori lavorati industrialmente con alto tenore di muffe e alfa-tossine e prodotti caseari (non si possono chiamare infatti formaggi o mozzarelle) di bassissimo livello. Oltre al basso valore nutritivo queste pizze contengono anche elevati tassi di sodio e conservanti.

Le pizze migliori invece sono quelle fatte utilizzando ingredienti di prima scelta e quindi molto costosi. Farine pregiate a bassa raffinazione, pomodori raccolti e lavorati a mano e formaggi realizzati con latte proveniente da mucche libere al pascolo alimentate esclusivamente ad erba. Oltre agli ingredienti di prima qualità, un’ottima pizza si riconosce anche dalla lavorazione dell’impasto: generalmente si tratta di prodotti che utilizzano lievito madre con lunghissimi tempi di maturazione ed alti livelli di idratazione.

Purtroppo sono in pochi a riconoscere la qualità di un prodotto di questo tipo: il milanese imbruttito generalmente si limita a lamentarsi del costo della pizza di Cracco solo perché tutti lo fanno ed esalta invece la pizza di Spontini solo perché era di moda al tempo dei paninari.

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